A partire dagli anni ottanta si inizia a ripensare ai programmi di prevenzione: al contenuto specifico che li aveva a lungo caratterizzati, si sostituisce un orizzonte più ampio, il benessere e la salute del soggetto intesi come prodotto della qualità della vita e delle interazioni con l'ambiente e con gli altri. Alla centratura rappresentata dalle singole forme di disagio, si sostituiscono obiettivi di promozione del benessere e di educazione alla salute, da perseguire in modi diversi e con strategie differenti, che obbligano l'operatore e il sistema d'intervento a ripensare strumenti e metodologie.
A passaggio di informazione di affianca quindi un lavoro sugli stili di vita, sulla formazione delle competenze personali e collettive, sull'ambiente naturale e sociale, in un processo che coinvolge anche aspetti emotivi e affettivi. Rientrano in questa prospettiva i programmi di prevenzione che sfruttano, quale base di intervento, i meccanismi di:
- Rafforzamento e promozione delle abilità personali e sociali.
- Educazione tra pari
- Sviluppo di competenze di comunità.
Si tratta di interventi non specificamente rivolti alla prevenzione dell'uso di sostanze, ma attenti alla sfera emotiva e focalizzati sullo sviluppo della persona nel suo complesso.
iL COMPORTAMENTISMO non è solo psicoterapia efficacie, ma anche prevenzione per evitare di star male (prevenzione primaria)o peggiorare il proprio quadro clinico (prevenzione secondaria). Oggi prevenire col comportamentismo è possibile anche in Italia attraverso la messa in pratica dei 44 capitoli di auto aiuto cognitivo comportamentale del recente "Manuale pratico del benessere" (Ipertesto editore)patrocinato dal Club UNESCO e redatto da un comportamentista italiano
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