mercoledì 29 maggio 2013

La difficoltà di realizzare e vedere l' "Educazione" preventiva. Forse troppe menti scientifiche?


Prima di intraprendere altri aspetti più concreti, vorrei affrontare subito L'argomento della "indefinibilità" del concetto di educazione preventiva, cercando di essere più chiaro possibile. Per rispondere agli ultimi commenti fatti nel primo post possiamo affermare, in prima istanza, che l'intervento educativo è di per sé privo di delimitazioni rigorose, tanto da poter essere riconosciuto in qualsiasi aspetto della vita e da richiedere la distinzione in differenti livelli di intenzionalità e di formalità. 
Come afferma Demetrio infatti "l'educazione è concepita non in quanto gesto, scelta, effetto, prodotto, osservabile, palpabile o fisicamente sperimentabile, ma come rappresentazione della crescita e delle sue forme ostacolanti o nocive per l'affermazione dell'individualità, dell'identità personale, della salute psichica e non può essere, in tali termini, irriducibile scientificamente perché non è fatto, esperienza o cosa, ma è astrazione: rappresentazione di tante cose insieme."
Concordando con Demetrio possiamo arrivare a concepire l'educazione nella prevenzione come la sintesi e, allo stesso tempo, come un risultato di un percorso quasi ,o del tutto, invisibile. La correzione di particolari disagi non diagnosticati, ma soltanto percepiti, sono colti sin dall'inizio del loro sviluppo e corretti attraverso situazioni e percorsi educativi che permettono al ragazzo di uscirne senza particolari e irrimediabili problemi. Ciò che è possibile osservare, ala fine, è la pratica educativa, l'azione di chi educa, ovvero "il fare".
Quando si tratta di questi argomenti si cade spesso nell'errore di far ricorso a norme di sapere ritenute più specialistiche quali la clinica, la farmacologia, la psichiatria, le diverse "scuole" di psicoterapia. Sembra quasi che lo spazio della pedagogia sia confinato ad un gradino della quotidianità ordinaria che però non viene riconosciuto come forma di sapere bensì come una rilevanza "teoretica". E invece è proprio in questo ambiente che la pedagogia in chiave preventiva esprime il proprio sapere "pratico": da qualche decennio, infatti, coloro che se ne occupano hanno prodotto molte buone idee e qualche risultato visibile, in un contesto sociale nel quale il disagio ha raggiunto livelli di gravità e diffusione tali da richiamare l'attenzione dell'intera società.