Dal punto di vista dell'educando, il progetto educativo inteso e tradotto come norme e regole diventa un vero e reale quadro di riferimento: orienta, sostiene e contiene reazioni e comportamenti.
La costruzione delle esperienze orientate al cambiamento e dellidentità si collocano oltre la prima formazione.
Questo processo di cambiamento è destinato a soggetti che hanno già vissuto esperienze e sedimentato vissuti. Nel corso della propria storia, il minore ha avuto modo di consolidare alcuni schemi di significato che egli sente propri e spesso per nulla disadattivi. Introiettati e difesi come propri, essi possono avere maggiore o minore grado di stabilità e strutturazione in base alle esperienze vissute e alla loro stereotipia. Lintervento rieducativo costruisce contesti ed esperienze nuovi o differenti da quelli che hanno caratterizzato lambiente del ragazzo o propri della sua formazione.
Entro questi contesti e attraverso essi, il minore ha lopportunità di sperimentare differenti figure e differenti modalità di essere percepito e trattato dagli adulti di riferimento, differenti aspettative e reazioni al suo comportamento, nuovi stimoli ed opportunità dazione, nuove forme di comunicazione interpersonale.
L'educatore sostiene il minore e lo accompagna in queste esperienze, fornendo supporti ma senza sostituirsi a lui. La condivisione di spazi, tempi, attività e momenti della vita quotidiana ha un duplice scopo. In primo luogo, consente alleducatore di conoscere a poco a poco le categorie attraverso cui il minore interpreta e fa fronte alla sua realtà quotidiana.
In che modo percepisce la famiglia, la scuola, leducatore stesso' Osservando come il minore interagisce e fa fronte ai compiti e alle situazioni quotidiane e interagendo con lui, leducatore può comprendere la chiave interpretativa del suo mondo in modo più preciso che attraverso colloqui istituzionalizzati.In secondo luogo, se leducatore riesce ad inserirsi o a costruire un micro-ordine della vita sociale, egli ha maggiori ambiti dintervento. E condividendo ritmi, attività, luoghi della vita quotidiana che leducatore può trasformare questultima in un ambiente più protetto e controllato entro cui il minore può sperimentare nuovi modi di conferire ordine e dotare di senso la realtà.
Naturalmente, la condivisione della vita quotidiana assume forme differenti se lintervento educativo si svolge in strutture diverse (carcere, comunità residenziali) o se esso si articola in forme di educazione di strada o di progetti. Nella progressiva ridefinizione dellidentità personale, lesperienza del gruppo rappresenta il contesto di costruzione o rielaborazione delle competenze sociali. Alcuni dispositivi che caratterizzano la vita di gruppo (il senso dappartenenza, la complementarietà dei ruoli, la competitività, la cooperazione, istituzione di norme e sanzioni) possono tradursi in altrettante risorse formative.
La rete di relazioni del minore, dovrebbe ampliarsi oltre le figure di adulti aventi ruoli professionali ben definiti.
Leducatore può inserirsi allinterno di gruppi naturali o aggregazioni spontanee contribuendo a ridefinirne dinamiche interpersonali e valori, facendo anche in modo che il gruppo contenga, risolva e riassorba i suoi membri devianti perché non si creino le condizioni per la riedizione di meccanismi di esplulsione che molti ragazzi potrebbero aver già subito in altri luoghi e in altri momenti.