giovedì 20 giugno 2013

L'attualità del sistema preventivo don Bosco.


L’essere e l’operare di DB fin dai primordi manifestano caratteristiche assistenziali, sociali e pedagogiche. Per DB il presupposto per un discorso educativo vero e proprio è la sollecitudine per il soddisfacimento dei bisogni fondamentali dei giovani: vitto, vestito, alloggio, sicurezza, lavoro, sviluppo fisico e psichico, inserimento sociale, un minimo di valori ecc. Viene poi - ma i due momenti non sono cronologicamente separabili - l’educazione vera e propria del giovane volta alla promozione ed all’espansione della dimensione cognitiva, affettiva ed etica: competenza decisionale, capacità di responsabilità morale e civile, indispensabile cultura di base e professionale, cosciente e coerente impegno religioso ecc.


Dunque il SP si modula in due distinte operazioni: un’assistenza che provvede ai bisogni umani primari nel tentativo di prevenire i possibili pericoli di disagio e ogni forma di marginalità umana culturale e sociale; e una prevenzione propriamente educativa (o anche rieducativa) per una maturazione sociale, morale e religiosa del giovane.

Tale discorso sembra oggi ancora attuale, considerando come, a seguito dalle profonde trasformazioni avvenute nella società, sia in atto un deciso recupero delle valenze assistenziali e sociali del SP, come anche di quelle valoriali proprie della sfera affettiva, emotiva, naturale e soprannaturale.

Oggi l’impegno educativo si estende sempre di più e i compiti dell’educatore sono sempre più difficili da eseguire e verificare. Se un tempo vi erano quasi solo il cortile, la chiesa, il laboratorio, la scuola, oggi siamo in presenza di diversi tipi di scuole, di istituti educativi e terapeutici, di comunità di accoglienza per ragazzi e giovani in difficoltà, di centri di prevenzione contro la tossicodipendenza, di consultori, di interventi umanitari per i giovani che vivono per la strada, di campi profughi con gran numero di ragazzi e giovani, di centri di accoglienza per immigrati… E tutto ciò all’interno di una società complessa e cosmopolita.

lunedì 17 giugno 2013

In termini concreti? Il sistema preventivo di Don Bosco ne è un esempio

Parlando in termini concreti possiamo portare un esempio classico, ma chiaro ed efficace: il "sistema preventivo" di Don Bosco. Egli afferma che

Due sono i sistemi in ogni tempo usati nella educazione della gioventù: Preventivo e Repressivo.  Il Sistema Repressivo consiste nel far conoscere la legge ai sudditi, poscia sorvegliare per conoscerne i trasgressori ed infliggere, ove sia d'uopo, il meritato castigo.  In questo sistema le parole e l'aspetto del Superiore debbono sempre essere severe, e piuttosto minaccevoli, ed egli stesso deve evitare ogni familiarità coi dipendenti.
Il Direttore per accrescere valore alla sua autorità dovrà trovarsi di rado tra i suoi soggetti e per lo più solo quando si tratta di punire o di minacciare.  Questo sistema é facile, meno faticoso e giova specialmente nella milizia e in generale tra le persone adulte ed assennate, che devono da se stesse essere in grado di sapere e ricordare ciò che è conforme alle leggi e alle altre prescrizioni.
Diverso e, direi, opposto è il Sistema Preventivo.  Esso consiste nel far conoscere le prescrizioni e i Regolamenti di un Istituto e poi sorvegliare, in guisa, che gli allievi abbiano sempre sopra di loro l'occhio vigile del Direttore o degli Assistenti, che come padri amorosi parlino, servano di guida ad ogni evento, diano consigli ed amorevolmente correggano, che è quanto dire: mettere gli allievi nell'impossibilità di commettere mancanze.

Questo sistema si appoggia tutto sopra la ragione, la Religione e sopra l'amorevolezza; perciò esclude ogni castigo violento e cerca di tener lontani gli stessi leggeri castighi.  Sembra che questo sia preferibile per le seguenti ragioni:
l.     L'allievo preventivamente avvisato non resta avvilito per le mancanze commesse, come avviene quando esse vengono deferite al Superiore.  Né mai si adira per la correzione fatta o per il castigo minacciato oppure inflitto, perché in esso vi è sempre un avviso amichevole e preventivo che lo ragiona, e per lo più riesce a guadagnare il cuore, cosicché l'allievo conosce la necessità del castigo e quasi lo desidera.
2.  La ragione più essenziale è la mobilità giovanile, che in un momento dimentica le regole disciplinari e i castighi che quelle minacciano.  Perciò spesso un fanciullo si rende colpevole e meritevole di una pena, cui egli non ha mai badato, che niente affatto ricordava nell'atto del fallo commesso, e che avrebbe per certo evitato se una voce amica l'avesse ammonito.
3.    Il Sistema Repressivo può impedire un disordine, ma difficilmente farà migliori i delinquenti; e si è osservato che i giovanotti non dimenticano i castighi subiti, e per lo più conservano amarezza con desiderio di scuotere il giogo ed anche di farne vendetta.  Sembra
talora che non ci badino, ma chi tiene dietro ai loro andamenti conosce che sono terribili le reminiscenze della gioventù; e che dimenticano facilmente le punizioni dei genitori, ma assai difficilmente quelle degli educatori.  Vi sono fatti di alcuni che in vecchiaia vendicarono brutalmente certi castighi toccati giustamente in tempo di loro educazione.  Al contrario il Sistema Preventivo rende amico l'allievo, che nell'Assistente ravvisa un benefattore che lo avverte, vuol farlo buono, liberarlo dai dispiaceri, dai castighi, dal disonore.
4.    Il Sistema Preventivo rende avvisato l'allievo in modo che l'educatore potrà tuttora parlare col linguaggio del cuore, sia in tempo della educazione, sia dopo di essa.  L'educatore, guadagnato il cuore del suo protetto, potrà esercitare sopra di lui un grande impero, avvisarlo, consigliarlo ed anche correggerlo allora eziandio che si troverà negli impieghi, negli uffizi civili e nel commercio.  Per queste e molte altre ragioni pare che il Sistema Preventivo debba prevalere al Repressivo.