giovedì 1 agosto 2013
Il tallone d'Achille della prevenzione educativa.
Tra i punti deboli di alcune logiche di prevenzione troviamo innanzitutto il presunto primato del cognitivo sull’affettivo, in secondo luogo la difficoltà a valutare gli effetti delle azioni preventive.La prevenzione pare ridursi a informazione e spiegazione, come se alcuni comportamenti si sviluppassero per mancanza di sufficienti informazioni tra i soggetti a rischio di comportamenti non auspicati.È il caso per esempio della cosiddetta educazione stradale, come se i comportamenti di guida pericolosa dipendessero da scarse informazioni sul codice della strada e non da un complesso gioco di motivi riguardanti il significato attribuito a quei comportamenti e il vissuto affettivo dei soggetti che li praticano.La prevenzione risponde a molti bisogni, soprattutto a quelli di chi la imposta e produce, meno a quelli dei soggetti destinatari, anche perché i destinatari possono non percepirsi in situazione problematica.Bisognerebbe prevenire con logiche diverse. Una logica che valorizza la cultura dell’altro ponendosi in una posizione di ascolto, che domanda al destinatario se, come, quando e per cosa vorrebbe azioni di prevenzione e di sostegno, che tenta di far intravedere delle prospettive di possibilità, senza alcuna certezza sul buon esito dell’intervento.Per fare un esempio, risulterebbe più preventiva la presenza di educatori in una scuola, operanti con un approccio da educativa di strada, slegati da vincoli e mandati istituzionali scolastici, in grado di interagire con gli studenti sui diversi aspetti del loro essere e divenire, che non la conferenza del “dottor X” su un qualsivoglia argomento.In quanto alla verifica dei risultati, molto meglio convincersi che non tutto il lavoro educativo è verificabile, ma non per questo non dev’essere tentato.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento